3LIFE ASD

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domenica 28 settembre 2014

Dell'Oro racconta il suo Endine Lake Olympic Triathlon

Endine Lake Olympic Triathlon di scena quest'oggi a Spinone al Lago, in provincia di Bergamo. Atleti impegnati prima in 1,5 km a nuoto, poi in 42 in biciletta e quindi in 9,5 a piedi. A vincere è il campionissimo Daniel Fontana, portacolori della DDS di Milano al traguardo in 2:09.11 con ben 8 minuti di vantaggio su Federico Incardona, secondo classificato. Per la 3Life Renato Dell'Oro chiude 76° in 2:37.05.

Di seguito il resoconto della sua gara pubblicato sul profilo facebook: «Ultimo Triathlon della stagione, è la 17^ gara e dopo la massacrante XGardaMan e una settimana a tutta Birra, nel senso che invece che allenarmi ho bevuto litri di birra, alternandone sapientemente un'infinità di tipi, non solo quantità, ma anche quantità. Sono consapevole di non essere al top, ma so anche che un olimpico posso farlo discretamente dopo essermi impegnato per 8 mesi. Una settimana di svacco non mi può mandare a zero! Comunque non sono carichissimo, lo si capisce anche dal pelo lungo con cui mi presento: gamba pelosa uguale poca voglia. E poi sento il bastardissimo dolore al costato che a volte mi ha fatto saltare sulla corsa. Si nasconde, ma io lo percepisco e non sono tranquillo. Va bene non fare una gara al top, ma non voglio chiudere la stagione passeggiando.
L'atmosfera da ultimo giorno di scuola scompare velocemente, quando la cerniera della muta finisce la sua corsa sulla cremagliera il cervello va in modalità gara. Siamo in 300, ho il pettorale 51, ma non ho fatto stime sui tempi. Decido un po' a caso che il mio obiettivo è entrare nei primi 100, poi il massimo sarebbe confermare il numero di pettorale, ma sarà dura, ci sono diversi atleti non in rank che vanno più forte di me.
L'acqua è piuttosto fredda e molto marrone. Nemmeno il tempo di fare 2 bracciate che viene dato il via. Molto larghi nel primo tratto, zero botte ma difficoltà a seguire una scia: l'acqua è troppo scura. Non fa niente, oggi mi sento bene in acqua e non ho bisogno di scia, mi basta tenere qualcuno vicino per mantenere un ritmo costante e decoroso. La tranquillità viene interrotta da un hooligan che sembra entrato nel lago col solo scopo di farmi viola. Botte, strattoni e ad un certo punto decido che è troppo: interrompo la nuotata, tiro fuori la testa e gli grido un bel "Vaffanculo!". Lui non sente ma io mi sento meglio e riprendo il mio lento incedere nel lago d'Endine. Nuoto e penso che anche se marrone è bello e mi spiace che sia la mia ultima nuotata dell'anno in acque libere. Forse penso troppo e perdo concentrazione: cose che si pagano. Ho perso la traiettoria migliore e così per uscire dall'acqua devo farmi un centinaio di metri in più. Comunque esco stando sotto i 30': e non era più corta!!!
Sorprendentemente veloce a togliere la muta (beh, dopo 17 gare certi automatismi dovrebbero essere naturali!) ma la mia imbranataggine emerge prorompente nel momento di infilare le scarpette. Inutile perdere la calma, si perde solo altro tempo. Con pazienza rimedio alla mia imprecisione e inizio a mulinare le gambe. Ne passa uno brillante la cui scia è utile per prendere il ritmo e raggiungere la salita del Gallo. All'attacco della salita saluto tutti, tengo il 50 e mi faccio i sei chilometri di salita quasi tutti in piedi. La strategia paga, supero mucchi di ciclisti che mulinano le gambe velocemente ma senza efficacia. Discesa a tutta, non mi tiene nessuno. La seconda parte di salita è più dolce, ma ha un falsopiano bastardissimo e io sono un po' più stanco. Non mollo, so che nella corsa dovrò gestirmi e quindi voglio spingere in bici. Seconda discesa: concentrato e cattivo non mi faccio intimorire dalla pendenza a dai bruschi tornanti. Qualcuno finisce contro qualche ringhiera, ma senza brutte conseguenze. Si finisce con un lungo tratto pianeggiante dove vengo risucchiato da un gruppetto si fanno gli ultimi 2 chilometri collaborando un pochino. Giù la bici, ancora problemi al cambio: le vecchie Brooks non hanno voglia di essere calzate. In qualche modo le ho sui piedi e comincio a correre. Inizio a consultare muscoli e organi. Le risposte sono confortanti: muscoli ok, qualche problema alla cassa toracica ma non sembra grave come altre volte. Accetto il fatto che non posso correre a tutta, meglio vedere come sto dopo qualche chilometro. Anello da 2,5 chilometri da fare 3 volte. Sulle salite i battiti si alzano ed è chiaro che forzando ulteriormente andrei in contro ai soliti dolori. Non voglio finire camminando. Il mio correre piano è come utile per guadagnare posizioni. Il percorso è vario, tutto su sterrato compatto o piastrelloni, i 3 giri passano veloci e imbocco il bivio che in 2 chilometri mi porterà al traguardo. Ho un compagno di corsa che mi sembra in affanno, però non molla, pensa di potermi tenere e questo mi dà ritmo. Ma col cavolo che lui può correre con me: mancano meno di 2 chilometri e non sono stato male, ora è il momento di spingere. La gente lungo il percorso ci incita e io sorrido, perché sto quasi bene, non sono stravolto e ormai sono arrivato. Capisco di aver staccato il mio compagno perché ora la gente grida "bravo" quando passo e dopo qualche secondo incita qualcun altro. Svolta secca su un ponticello, un volontario (secondo me erano di più i volontari dei volenterosi che hanno gareggiato!) dice che mancano 500 metri e io ho davanti un gruppetto di 5 o sei atleti. Vanno più piano di me e si controllano a vicenda. Io li voglio superare. Allungo la falcata, le gambe non si lamentano, volo e inesorabilmente li riprendo. Passo il primo del gruppo e nessuno prova a rispondere. Un altro volontario mi dice che mancano "solo" 400 metri. Ma come!? E' tre minuti che corro come un pazzo dopo che mi hanno detto che mancano 500 metri e adesso ne mancano 400? Mi assale il dubbio di essere partito troppo presto. Mica posso piantarmi! 400, 300, o mille: non fa niente, io non mollo. Se vogliono raggiungermi devono correre più forte. Ecco il traguardo: il secondo tizio aveva sparato un numero a caso. Per fortuna perché un po' di stanchezza si sente e forse altri 300 metri non li avrei tenuti. Mi volto e sono solo ma non rallento: la gente fa il tifo e il traguardo si avvicina veloce. Ci sono. Urlo di gioia. Gioia perché ho dato tutto, perché è stata una gara bellissima, perché era l'ultima gara dell'anno e l'emozione di passare sotto il traguardo è sempre tanta.
76° assoluto e 19° di categoria, in 2h37'. Lontano anni luce dal mio compagno di avventura, un Christian Mandelli in grande forma! E alla fine, contano relativamente i numeri, oggi è stata una bellissima giornata, se perfetta non lo so, ma oltre allo sport c'è stata tanta gioia. Unico rammarico: non aver chiuso con i fiumi di birra che ci eravamo promessi con Albertino Milwaukee . Rimarrà il prossimo obiettivo. Io ho chiuso con un improbabile gelato alla cipolla rossa di tropea!»

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